mercoledì, dicembre 19, 2007

La pistolera

lunedì, dicembre 17, 2007

Foglie che rotolano in un deserto d’asfalto. Non c’è fortuna per il quadro visivo che immagina sottendersi allo sguardo. Sa che quando tornerà a casa l’avrà già bello che dimenticato.
Il guado nero davanti a lui è uno scorrere di automobili rombanti modernità, dove la modernità non c’è mai stata. E’ stata soltanto un inseguire, un tendere, mai una vera realtà acquisita. Pensa.

Spacca il minuto Lilly, è lì davanti che lo aspetta, non avrà per caso il solito sorriso freddo come quel vento? No, non stavolta, spera.

Invece si, ce l’ha, perché è parte di lei e anche stavolta a spaccare il minuto l’attende il guaio dell’essersi invaghito di un sorriso amaro che tracima in tutto il resto, come troppo radicchio in un risotto.

Cerca di non pensarci, di essere razionale freddo, cinico. Sa che non lo sarà.

Il guado che li separa, ha un ponte di strisce bianche consumate dalle gomme, lui lo attraversa senza frugare nelle retrovie delle curve di fianco, non s’accorge dell’automobile finché questa non inchioda nella rabbia di un guidatore urlante parolacce.

Affretta il passo, e si scansa, l’auto dietro di lui riparte stridendo i insulti tutti uguali.

E’ faccia a faccia con Lilly, ora. La meta di quel viaggio ha il cocente sonoro della sconfitta in quel bacio sterile ma affettuoso, lo stesso che si da alle fotografie dei morti il due di novembre.

Non ha portato i fiori, pensa, e si mette a ridere.

“Beh allora?” fa quella

“C’è che m’hanno chiamato. Parto”

Silenzio.

Non se l’aspettava Lilly, non così presto, sapeva che doveva succedere prima o poi, ma non così. Non era una che faceva progetti, ma quella volta sperava che le venisse la voglia.

Perché glielo diceva così, con quel tono. Perché in quella strada, proprio davanti a quel bar.

“Non mi chiedi, perché?” dice lui, sbloccando l’empasse.

“perché?”

“perché del perché, o perché parto.”

“Vaffanculo…”

Pausa

“Parto, finalmente m’hanno preso per quel lavoro all’estero” e la faccia gli compare un segno, l'accenno di un sorriso.

“Vaffanculo due volte, allora.”

Foglie che rotolano in un deserto d’asfalto. Al ritorno il quadro non è lo stesso, come previsto, e questo cancella il precedente.

Ora non riesce a disegnarne nemmeno uno dei due.
Strappa il foglio del bozzetto. Prende un accendino.
Fumerà una sigaretta alla salute del suo futuro. Lavoro.

giovedì, dicembre 06, 2007

Tanto per cominciare...

Ma checazzod'ora è?