Non è vero proprio un cazzo. Non ti passa proprio niente davanti. I tuoi cari, la tua vita. Niente.
Non è vero per un cazzo che ti rivedi bambino o quando giocavi in bici che venne a piovere che era estate e fece quel grosso fulmine a squarciare il cornicione della casa di zio o quella volta a tredici anni che quella te l'ha lasciata toccare con le mani nelle mutande. Niente. Assolutamente, niente.
E non è vero nemmeno che ti rivedi uscire di casa, aprire il garage, tirare fuori l'automobile, fare un cenno a tuo papà.
Non è vero proprio una mazza di quello che dicono. Almeno per me. S'intende.
Cerchi solo mentalmente di vedere se ce la farai, se ancora c'è un piccolo spazio di frenata, se magari a sterzare o accelerare un pochino o magari scalare di colpo.
Solo quello e basta. Giuro.
Ma che la scena la vedi a rallentatore, quello sì. Quello è vero.
Stasera quella macchina verde, che sbandava in curva, a vederla, era lenta, lentissima. Sbandava, sì, ma con calma. Strusciava piano, di sbiego, i suoi copertoni sull'asfalto viscido di pioggia, e mi veniva contro.
L'ho vista ruotare sul perno non perno delle ruote, come ballasse un valzer suonato da una orchestra di addormentati.
A vederla inesorabile varcare il centro della strada, con traietoria perfetta, t'accorgi che, seppur ogni millisecondo ti pare vecchio e lungo e stanco, i tuoi riflessi sono come le menzogne. Non seguono quello che dici, seguono gli eventi. E basta.
Allora no, che non ci pensi. A quando c'avevi la febbre che tua mamma ti portava il tè caldo. Ai tuoi amici, che ti hanno lasciato o che lascerai. Non ce la fai a pensare agli affetti tuoi.
Senti solo l'incredulità di non poter fare un emerito cazzo.
E non ci credi, non lo puoi credere, che quella macchina, possa essere vera e dura. E che sia talmente vicina da percepire nitidissime le venature che i fari fanno sulla carrozzeria lucidata dalla pioggia.
Non lo credi finchè arriva il botto.
Ed è come quando al cinema si sfasciava la pellicola, succedeva all'improvviso, nel bel mezzo di un inseguimento tra ladri e polizia o di un dialogo tra innamorati o di un piano sequenza. E proprio così, come nulla d'annunciato.
Contraddizione inspiegabile.
All'improvviso.
SPATCH.
Secco e duro. Ma come lontano un miglio.
Lamiere che s'accartocciano, la pioggia di vetri, e il tuo corpo, che, appeso alla cintura, non pago cerca di continuare il suo moto e si ritrova in un abbraccio di nylon e kevlar.
POM.
E lo senti sul naso - è un microsecondo dopo, o una vita fa, chi può dirlo - l'airbag che ti schiaffeggia e allo stesso tempo ti salva.
Sacrificando se stesso, esplode.
Poi...
...
...poi c'è quel
SILENZIO.
Non so dire quanto ne sia passato, interrotto solo dal ticchettare del ferro che si lamenta raffreddandosi. Non lo so quantificare. Ma so che ad un certo punto quel silenzio s'è rotto e che è stata la mia voce a farlo.
"O, E', stai bene?"
Sapere che anche lei, affianco a me, ha vissuto il suo film a rallenty.
Sapere che non c'è modo di conoscerne il titolo.
Sapere che entrambe lo racconteremo. Domani. Ma ognuno a modo suo.
Sapute queste tre cose, stasera, sono uscito da quell'automobile. E l'ho fatto su queste diavolo di gambe.
Smilze, corte, bianchiccie, ma salde.
Certe volte si ha culo nella sfiga.
O almeno mi piace pensarla così.
Nota di servizio
L'ho voluto raccontare qui, il mio botto.
Non mi sono fatto veramente nulla. Ringraziando Dio o la mia oramai poverbiale guida flemmatica.
E' che mo mi ritrovo una grana in più e un macchina in meno (per il momento spero). E pensare che erano secoli che non guidavo... vabè...
Cioè, sembra che anche il ragazzo, quello che guidava la macchina verde senza la quale io a quest'ora starei ancora facendo bisbocce, non si sia poi fatto malissimo. Anche se lui, una notte in ospedale se la farà.
Insomma, fatto è che continua la striscia di sfiga paurosa.
Se mi incontrate, mi raccomando, grattatevi.
3 commenti:
certi attimi possono essere lunghi un sogno o una vita.a volte sembra che il tempo breve di un istante ci scorra sulla pelle come un brivido. in quelle volte lì, non c'è spazio per lo spazio (scusa il gioco di parole), non esiste nemmeno la consapevolezza di ciò che si è...si sente solo il terrore muto che tutto possa finire. così, sotto la pioggia di aprile. quando tutto è in fermento, quando si vive come dentro una esplosione di colori e odori...persino a roma!
la primavera, il sogno, la rinascita...
spero che quell'attimo tu lo possa ricordare come un "passaggio", un cambiamento...un altro, nella tua vita sospesa.
non permettere che una scorza che non ti appartiene rovini la tua schiettezza.
immagino questo per te oltre le strisce sull'asfalto.
con affetto
Marialba,
grazie...
...starò attento, alle scorze, la prossima volta. Cercherò di non metterne alcuna tra me e gli altri.
Certe traiettorie si incrociano in punti tanto precisi da sembrare assurdi. Come fossero progettati da un ingegnere pazzo.
Tesa, la mia, e curva, l'altra. Archi di compasso a incrociarsi sull'asfalto bagnato.
Tra gli odori della rinascita e della primavera, il puzzo della benzina e il canto inopportuno delle sirene. Rifletto l'incredulità di certe dissonanze.
Ciao
Salem
ma dove, con chi e quando???
ouuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
gio
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